Taccheggio

In tipografia il taccheggio è un’operazione che si fa all’avvio della stampa.
Nelle operazioni di avviamento della macchina si controlla l’uniformità della pressione sulla superficie di stampa accertandosi che la superficie stampante della forma sia allo stesso livello in tutti i suoi punti.
Per far questo si stampa un foglio di prova che dopo viene esaminato: si osserva sul retro se i caratteri o i cliché hanno lasciato un’impronta eccessiva (segnale di troppa pressione) e davanti se la stampa risulta uniforme o piuttosto non ci siano invece delle aree evanescenti non ben stampate.
Per ovviare ai ribassamenti della tavola di stampa (zone poco inchiostrate) si ritagliano dei pezzi di carta di forma adeguata e si applicano sul foglio per dare un maggiore spessore (per togliere pressione invece si asportano dei pezzi di carta dalle zone corrispondenti). Si ripete la prova e si apportano eventuali ulteriori aggiustamenti fin quando la stampa risulta di una pressione uniforme.
Il foglio dei taccheggi, protetto, resta sulla maestra.
Nei francobolli di Lombardo Veneto (e Austria) si parla di taccheggi soprattutto in relazione alla prima emissione del 1850.
Da subito i cliché realizzati in lega tipografica dimostrarono di usurarsi presto: dopo le prime tirature ci fu un decadimento naturale dei cliché sottoposti a continue frequenti nuove tirature dei francobolli per sopperire alle aumentate esigenze del servizio postale. Le stampe risultarono via via sempre più confuse e lo stemma asburgico divenne di difficile riconoscibilità.
Per cercare di dare maggiore evidenza all’aquila bicipite dello stemma, si prepararono dei taccheggi: vennero ritagliate su carta 240 sagome dell’aquila asburgica ed incollate sul foglio di maestra in perfetta coincidenza con le aquile della composizione tipografica.
In questo modo si creava un maggiore spessore in modo che il processo di stampa agisse con maggiore pressione in quegli specifici punti.
Il risultato fu di avere nello stemma dei francobolli le aquile maggiormente impresse. Quei francobolli sono chiamati dai collezionisti “con aquiletta in risalto”.
Successivamente si pensò di estendere il taccheggio all’intero stemma (procedendo nello stesso modo con i taccheggi) ottenendo così francobolli “con stemma in risalto”.