Il 10 centesimi I° Tipo della I° emissione

Si ritiene generalmente (Emilio Diena) che il francobollo da 10 centesimi I Tipo sia stato stampato su carta a mano con almeno due composizioni (composizione tipografica), la prima con le piccole distanze, la seconda con le grandi distanze, di un’unica tavola.
Gli esemplari stampati con questa unica tavola furono sufficienti a soddisfare le esigenze postali per molti anni: così, quando nel 1857 fu necessario ristampare questo valore, erano disponibili solo i nuovi cliché del III Tipo e la carta a macchina.
Tanto bastarono i francobolli del I Tipo stampati su carta a mano, che in circa due terzi degli uffici postali non arrivarono mai quelli del III Tipo stampati su carta a macchina.
Questo francobollo è noto usato nel giorno di emissione (1° giugno 1850) su una lettera spedita da Padova per Montagnana: si tratta di un documento che, apparso non molti anni fa, ha destato -e desta- alcune perplessità e dubbi tra gli studiosi del settore.
L’ing. Provera stimò che in totale siano stati stampati circa 2.410.000 esemplari del 10 centesimi I Tipo, carta a mano, e ad un dato simile (2.400.000) pervenne anche Karl Huber.
Riportiamo di seguito le principali caratteristiche del cliché del 10 centesimi I Tipo: possono risultare utili per identificare, in casi di dubbi, le falsificazioni e le ristampe e per distinguere questo cliché da quelli del III Tipo. Inoltre, alcuni elementi comuni, dimostrano come da questo cliché si sia ricavato quello per la preparazione del 15 centesimi II e III Tipo.

La prima «E» di «CENTES» ha la grazia superiore della barretta centrale non completa. Presenta inoltre un ingrossamento a sinistra nella metà inferiore della barra verticale. Ritroviamo queste caratteristiche anche nei cliché del 15 centesimi II e III Tipo che derivano da questo.
Alla sinistra della voluta a «V» rovesciata inferiore destra della cornice dello stemma (appuntita, lunga e alta) si trova una fogliolina che è completa e chiusa sulla punta. Ritroviamo queste caratteristiche anche nei cliché del 15 centesimi II Tipo.
La voluta inferiore destra del cartiglio con il valore è smussata e deformata da un ingrossamento, come un punto di colore, sulla destra. La seconda «E» di «CENTES» presenta la barretta inferiore rotta (assomiglia ad un triangolino). Ritroviamo questi due particolari anche nei cliché del 15 centesimi II Tipo, sottotipo a, e (limitatamente alla prima caratteristica) in quelli del II Tipo, sottotipo b e del III Tipo.
Sul bordo esterno a destra dello scudo, all’altezza dell’ala dell’aquila e della ghianda, è quasi sempre visibile un trattino di colore (tra la ghianda e la foglia di quercia). Anche nel 15 centesimi II e III Tipo questo difetto non è sempre visibile.
La cifra «1» è intaccata in alto, forse per un intervento fatto con il bulino per staccarla dal bordo superiore del cartiglio; inoltre la linea orizzontale di base è più corta a sinistra (come piegata all’insù). Quest’ultima caratteristica si nota anche sul 15 centesimi II Tipo. La cifra «O» è appiattita a sinistra (meno “panciuta”).
Dopo la parola «KKPOST» è spesso visibile un puntino di colore. Anche nel 15 centesimi II e III Tipo questo dettaglio non è sempre visibile.

Nel cliché del I Tipo si distinguono due differenti sottotipi, denominati “sottotipo a” (anche “primo sottotipo”) e “sottotipo b” (anche “secondo sottotipo”).
I due sottotipi, che consistono nella cifra «O» di «10» integra oppure aperta in alto, coesistono nella stessa tavola: si pensa che nella matrice secondaria originariamente la cifra fosse integra e solo successivamente si danneggiasse producendo cliché con la cifra «O» danneggiata.
Ad avvalorare questa ipotesi resta il fatto che nelle prime tirature il sottotipo a («0» integra) è più comune mentre successivamente, per la sostituzione dei cliché che risultavano usurati, vennero impiegati cliché del sottotipo b («O» aperta), che alla fine divennero i più comuni.
Un’altra ipotesi è che fossero state preparate due matrici, una delle quali con il difetto nella cifra «O»; nell’allestire il 15 centesimi del II Tipo sarebbe stato usata la matrice con la cifra «O» integra e pertanto tutti i successivi cliché del 10 centesimi sarebbero stati fatti con con la matrice che presentava il difetto della cifra «O» aperta in alto.
Aggiungiamo che c’è l’impressione (ma chiaramente non provata inequivocabilmente) che i cliché del sottotipo a siano più numerosi nel lato sinistro della composizione, mentre nel lato destro sarebbero più frequenti i cliché del sottotipo b.
Resta il fatto che quando si allestirono i cliché del III Tipo (che vennero stampati nel 1857 su carta a macchina), questi furono tutti del sottotipo b (con la cifra «O» aperta in alto).

Il francobollo da 10 centesimi è l’unico della serie del quale si conosce un esemplare ritoccato: il ritocco, eseguito non si sa con precisione per quale motivo, ha interessato la scritta «CENTES.» in un cliché del sottotipo b.
La scritta è stata totalmente rifatta: in genere le lettere sono più sottili e assai dissimili da quelle “regolari”.
Come si può apprezzare nell’ingrandimento mostrato sotto, caratteristica è la lettera «T» che pende verso destra, ha la grazia superiore destra più corta e manca della grazia destra alla base della lettera. Ma anche tutte le altre lettere sono disegnate in modo grossolano: la «C» rotta in basso, il punto nero (quasi una macchia) della «N» e della «S», la «N» inclinata a destra, eccetera.
Il cliché dell’esemplare ritoccato inoltre mostra dei caratteristici difetti: l’interruzione della linea sottile interna del cartiglio con il valore sopra la prima «E» (quasi sempre visibile) e la prima «E» di «STEMPEL» priva della grazia superiore.

La scritta del cartiglio ritoccata.
La scritta del cartiglio normale.

I colori con cui venne stampato il francobollo da 10 centesimi, codificati dal Catalogo Sassone 2014, sono nell’ordine:
nero
grigio argenteo
grigio nero
nero intenso
nero carbone

Il francobollo da 10 centesimi venne emesso per soddisfare la tariffa di spedizione di lettere di primo porto per la città, ovvero all’interno del medesimo «circondario di spedizione».
Cessò la sua validità il 31 dicembre 1858.