Una piccola ricostruzione delle vicende che hanno portato alla nascita della prima emissione di francobolli austriaci, “fratelli maggiori” della prima serie di Lombardo Veneto del 1° giugno 1850 che in definitiva ne costituisce solo una “variante”.
Non si tratta di notizie “inedite”: oltre a quelle contenute nella relazione di Johann Herz “Die Post-Reform im deutsch-österreichischen Postvereine” (Vienna 1851), altre sono state ricavate principalmente dagli studi e dagli scritti di Ulrich Ferchenbauer, Christine Kainz, Franz Magistris ed Edwin Müller.
Il presente articolo veniva linkato sul capitolo “La storia” del sito perduto. E’ stato recuperato da WebArchive e presumibilmente porta la firma di Andrea (Giandri). Lo pubblico in quanto riconosco l’estremo valore culturale che rappresenta per tutti i collezionisti e amanti della storia (n.d.r.).
Il progetto e gli studi per la nascita dei primi francobolli austriaci
A conclusione del processo di riforma postale che si era avviato in Inghilterra a partire dal 17 agosto 1839 con l’approvazione del “Postage Act”, voluto e propugnato da Rowland Hill, il 1° maggio 1840 vennero posti in vendita al pubblico i primi francobolli adesivi al mondo che comprovavano il preventivo pagamento del servizio postale.
Tali francobolli potevano cominciare ad usarsi solo dal successivo 6 maggio 1840, data che tradizionalmente è stata adottata per segnare la nascita del primo francobollo al mondo.
Tuttavia l’idea di passare all’uso di marche adesive per comprovare il pagamento anticipato della tassa postale impiegò del tempo prima di cominciare ad affermarsi all’estero.
Ci vollero tre anni prima che l’idea di Rowland Hill cominciasse a propagarsi in altri paesi (la Svizzera, con il Cantone di Zurigo) ed alla fine del 1848 solo cinque paesi avevano iniziato ad usare i francobolli: due in Europa (oltre alla Gran Bretagna, la Svizzera con i Cantoni di Zurigo, di Ginevra e di Basilea) e tre oltremare (Brasile, Stati Uniti e Mauritius).
I primi francobolli erano usati quasi esclusivamente per la corrispondenza interna e ben pochi raggiunsero altri paesi.
Infatti non era cambiato il sistema di render franche le lettere dirette all’estero con il pagamento del servizio postale fatto anticipatamente per contanti.
Le poche testimonianze dell’epoca che abbiamo tra coloro che erano stati nei paesi dove erano in uso i francobolli non danno particolare importanza a questo nuovo metodo di esazione del pagamento, sul quale avevano riportato addirittura critiche.
Lo stemma dell’Impero d’Austria nella metà dell’Ottocento, all’epoca dell’emissione dei primi francobolli austriaci.
Ci volle qualche anno prima che la novità si diffondesse e le varie autorità postali cominciassero a comprendere l’importanza e l’utilità del nuovo metodo di rendere franca la corrispondenza e la spinta che la riforma avrebbe dato allo svilupparsi di nuovi commerci, di diffusione delle idee e della cultura. Forse erano proprio questi ultimi aspetti che potevano aver rallentato l’appoggio a tale riforma che cominciò ad essere esportata e imitata fuori dai confini britannici «appena tre anni dopo» (secondo alcuni) oppure «ben tre anni dopo» (secondo altri): punti di vista!
In Austria i primi documenti ufficiali che parlano della possibilità di adottare la soluzione dei francobolli postali per riscuotere il porto dovuto per la corrispondenza sono del 1849, quando il direttore delle Poste Vierthaler, in un rapporto che riguardava lo sviluppo del servizio postale, suggerì che potevano essere emessi dei bolli postali seguendo l’esempio della Gran Bretagna e di altri paesi.
A quel tempo in Europa i francobolli erano in uso solo in Inghilterra e Svizzera ed erano stati appena introdotti in Francia. E’ molto improbabile che all’epoca in Austria fossero conosciuti i francobolli che circolavano nei paesi d’oltremare (Brasile, Stati Uniti e Mauritius). Perciò solo i francobolli emessi dai tre stati europei possono aver influenzato la proposta di Vierthaler.
L’amministrazione postale austriaca raccolse l’idea e decise di approfondire la cosa incaricando della questione un proprio ispettore, il dottor Herz.
Johannes Jakob Herz (nato a Lemberg nel 1809), che spesso abbreviava il proprio nome in Johann, proveniva da studi giuridici. Nel maggio 1849 intraprese così una missione nell’Europa occidentale che lo portò in Francia, Belgio e Gran Bretagna a studiare non solo l’uso dei francobolli postali, ma anche la loro fabbricazione e distribuzione.
Di ritorno a Vienna Johann Herz scrisse in data 10 luglio 1849 una dettagliata relazione per il Ministro del Commercio Freiherr von Bruck con le proprie osservazioni circa l’adozione di francobolli postali in Austria basate soprattutto sui risultati del suo viaggio all’estero e su un rapporto che aveva ricevuto dall’amministrazione postale della Baviera che riguardava i preparativi per una emissione di francobolli postali in quello stato. Johann Herz concludeva sostenendo la necessità di adottare al più presto possibile i francobolli in Austria e redigendo le principali norme che sarebbero state necessarie.
Per questo Johannes Jakob Herz è chiamato a buon diritto il padre dei francobolli austriaci. Le sue idee erano basate sulle ricerche che aveva compiuto negli altri paesi, ma molte erano anche del tutto nuove e sarebbero state sfruttate nella prima emissione di francobolli.
Herz nel suo rapporto citava che al tempo Gran Bretagna, Belgio, Francia, Stati Uniti e Russia usavano i francobolli postali e che la Baviera stava per adottarli, mentre in diversi stati italiani come anche in tutti quelli tedeschi era all’esame la questione dei francobolli postali. Poiché a quella data la Russia non aveva emesso alcun francobollo, probabilmente Herz intendeva riferirsi alle buste postali che venivano emesse dal 1848. Non deve meravigliare che Herz non menzionasse il Brasile e le Mauritius, che avevano adottato i francobolli rispettivamente dal 1843 e dal 1847, tanto quegli stati erano remoti, ma invece meraviglia la dimenticanza della Svizzera, che confinava con l’Austria, che aveva emesso dei francobolli cantonali a partire dal 1843 (Zurigo e Ginevra) e dal 1845 (Basilea)
Comunque è evidente che Johann Herz studiò solo i francobolli postali di Gran Bretagna, Francia, Belgio e Baviera e che ebbe solo una conoscenza superficiale di quelli degli Stati Uniti e nessuna di tutti gli altri. Tuttavia le sue proposte, basate in parte sui suoi studi ed esperienze di altri paesi, hanno anche delle caratteristiche originali che dimostrano le idee e le intuizioni personali di Herz.
Queste furono quasi interamente accolte dall’amministrazione postale austriaca e i francobolli vennero realizzati ed emessi rispettando sostanzialmente le indicazioni di Herz.
Si dovettero prendere in esame tutta una serie di aspetti legati ai francobolli: il disegno, i tipi, il metodo di stampa, la carta, i colori, la gomma, ma anche il sistema di annullamento dei francobolli. Oltre a tutto questo, la dimensione dei fogli, la loro distribuzione, come doveva poi essere regolata la vendita al pubblico.
Restava poi, questione di massima importanza per l’amministrazione, lo stabilire le tariffe dell’affrancatura.
Herz era rimasto molto impressionato dalla riforma postale di Rowland Hill, soprattutto dalla tariffa unica di un penny indipendentemente dalla distanza. Tuttavia non si nascondeva che il volume delle lettere che venivano spedite in Gran Bretagna era quasi quindici volte le lettere spedite in Austria. Riteneva pertanto che per l’Austria sarebbe stato auspicabile un sistema con due zone tariffarie secondo la distanza: sotto le 10 leghe (dette anche miglia) ed oltre le 10 leghe.
Si sarebbe dovuto rendere obbligatorio l’uso dei francobolli e le lettere non affrancate sarebbero state tassate per l’intero importo dovuto più 3 kreuzer.
Herz propose che i francobolli non fossero posti in vendita solo presso gli uffici postali ma che fossero disponibili anche in determinati negozi privati che avrebbero percepito un aggio del 2%.
Fu anche uno strenuo opositore dell’introduzione delle buste postali che considerava dei «costosi giocattoli» che non avrebbe potuto dare alcun reale vantaggio all’amministrazione postale.
Le lettere in filigrana «KKHM», iniziali di Kaiserlich-Königliches Handels-Ministerium (Imperiale Regio Ministero del Commercio), impresse nella carta a mano impiegata per la stampa dei francobolli.
La filigrana era impressa verticalmente al centro del foglio, quindi poteva interessare un numero limitato di francobolli.
Per il disegno Johann Herz fece notare che Gran Bretagna e Belgio avevano optato per l’effigie del sovrano, la regina o il re. Pare che le autorità austriache non gradissero molto che le sembianze dell’imperatore corressero il rischio di essere sfregiate dal timbro annullatore; stessa preoccupazione che ebbero più tardi le autorità siciliane quando, perché non fosse offesa la «sacra immagine del Re», adottarono addirittura un timbro di forma particolare (il “ferro di cavallo”) che incorniciasse il capo di Ferdinando II senza colpirlo.
Come altra possibilità Herz aveva quindi proposto una testa allegorica dell’Austria, ma l’amministrazione postale aveva insistito invece per lo stemma d’Austria. Questo fatto è particolare, perché nessuno dei francobolli che sembra avesse conosciuto Herz aveva lo stemma dello Stato: quelli di Gran Bretagna e Belgio avevano il ritratto del capo di Stato, quelli degli Stati Uniti ritratti di patrioti, quelli francesi una testa allegorica e quelli di Baviera delle cifre. Fino a quel momento solo la Svizzera, che Herz non aveva mai nominato, aveva utilizzato lo stemma come vignetta per i francobolli dei Cantoni di Ginevra e di Basilea. In particolare quelli di Ginevra, tra il 1843 ed i 1849, potevano essere stati di modello per i primi francobolli austriaci, mostrando un’impostazione vagamente simile (lo stemma entro uno scudo, la cornice formata da una doppia linea, la posizione delle scritte ed altri dettagli). Tuttavia Herz, come detto, non ha mai citato i francobolli svizzeri che probabilmente non aveva conosciuto; quindi tutto lascia pensare che la scelta di usare lo stemma per il disegno sia stata una sua scelta originale.
Come metodo di stampa Herz suggerì quello tipografico, come poi venne fatto, nonostante l’opposizione del direttore dell’Imperiale Regia Stamperia di Vienna, Aloys Auer Ritter von Welsbach (nato a Wels l’11 maggio 1813, morto a Vienna il 10 luglio 1869), che sosteneva la stampa calcografica. Herz in realtà aveva preso in considerazione entrambi i metodi di stampa, la calcografica, usata in Gran Bretagna ed in Belgio, e la tipografica, impiegata in Francia ed in Baviera: decise per quest’ultimo metodo, che risultava più economico e che poteva dare analoghi risultati di eleganza e di sicurezza contro le falsificazioni.
Per quanto riguardava la carta da usare, Herz riportò quanto veniva fatto altrove: Gran Bretagna e Belgio impiegavano una carta ove la filigrana appariva in ogni singolo francobollo, la Baviera che usava una carta con fili di seta imprigionati nell’impasto e la Francia che invece usava della carta normale. Non sappiamo se Herz fece delle proposte a riguardo; gli archivi non ci aiutano perché non ci sono riferimenti alla filigrana unica sul foglio che venne usata per la carta dei primi francobolli austriaci. Nessun altro paese aveva usato in precedenza carta con un’unica filigrana nel foglio che non sarebbe stata visibile in tutti i francobolli, perciò l’idea, chiunque l’abbia avuta, pare assolutamente originale.
Ovviamente il valore dei francobolli doveva essere deciso in relazione alle tariffe. Herz suggerì di avere francobolli per le tre tariffe delle lettere, che si erano decise di mantenere invariate, ma anche una tariffa per le lettere locali ed una per gli stampati. Quest’ultima è un’altra idea originale perché negli altri paesi solo la Baviera pensava di introdurre un francobollo per gli stampati: altrove il porto per gli stampati doveva essere pagato per contanti.
I francobolli che Johann Herz aveva visto erano stampati con colori differenti a seconda del valore. Herz infatti non conosceva i francobolli del Brasile e quelli di Zurigo che erano stati stampati tutti nell’unico colore nero, indipendentemente dal valore. Così per lui la scelta fu inevitabile: cinque colori differenti per i cinque valori. E’ da notare che tutti i cinque colori scelti fossero già stati usati dagli altri paesi: il nero, il blu ed il bruno per i tre francobolli bavaresi, il rosso per quello da un penny britannico ed il giallo arancio per il 40 centesimi di Francia. Non si pensò di introdurre un nuovo diverso colore, ad esempio il verde.
I francobolli dovevano essere gommati e quindi doveva essere fatta una valutazione sul tipo di gomma da impiegare, ma pare che Herz non si sia occupato di questo problema.
Invece le idee di Herz ebbero la meglio a proposito del sistema di annullamento dei francobolli.
Herz aveva visto che in tutti i paesi che aveva visitato o dai quali aveva ricevuto delle relazioni erano stati introdotti degli appositi timbri per annullare i francobolli e renderli così non più utilizzabili. Veniva però anche mantenuto il timbro datario con il nome della città di provenienza da apporre sulle lettere.
La conseguenza era che ogni lettera doveva essere timbrata due volte: una per annullare il francobollo ed una seconda volta per applicare il timbro con città e data.
Herz sostenne decisamente che bastava usare solo il timbro datario come annullatore del francobollo: non era infatti il disegno del timbro ad essere responsabile di un’impronta indelebile che impedisse il riutilizzo del francobollo, bensì l’inchiostro adoperato.
Herz riuscì ad imporre le sue idee e per questo bisogna riconoscere all’Austria il primato di non usare un particolare timbro per annullare i francobolli. Infatti gli altri paesi impiegheranno decenni prima di scoprire che quella austriaca era a strada più ragionevole ed abbandonare i loro timbri speciali annullatori, imboccando la strada che aveva preso l’Austria sin dall’introduzione dei suoi primi francobolli.
Il rapporto del dott. Johannes Jakob Herz, con il quale si sarebbe dato l’avvio all’introduzione dei francobolli postali in Austria, fu oggetto di una conferenza che si tenne il 20 luglio 1849, durante la quale Herz ricevette ufficialmente l’incarico di intraprendere tutti i passi ritenuti necessari per arrivare rapidamente all’emissione dei primi francobolli postali austriaci.
Dopo esser stata presa la decisione dell’emissione, venne stilata da Freiherr von Bruck, sotto la cui autorità si svolgeva il servizio postale, una relazione per l’Imperatore.
Il 25 settembre 1849 l’Imperatore Francesco Giuseppe firmò il decreto con cui autorizzava l’uso dei francobolli postali in Austria. La data per l’emissione venne fissata per il 1° giugno 1850.
L’emissione, subito chiamata “provvisoria”
Le trattative riguardanti la fabbricazione dei bolli postali della prima emissione austriaca, soprattutto per quanto concerneva le questioni spicciole, avvenivano tra il dottor Johannes Jakob Herz e l’Imperiale Regia Stamperia di Vienna per lo più verbalmente. Così si sa poco di molti dettagli che pure dovevano essere affrontati.
Il 3 novembre 1849 Herz presentò una relazione all’amministrazione postale sui preparativi dell’emissione. Alla relazione era allegato uno schizzo del disegno proposto, ma non se ne conoscono i particolari in quanto sembra che sia andato perduto.
Tuttavia, come scrisse più tardi Herz, un disegnatore dell’Imperiale Regia Stamperia di Vienna ricavò dei disegni da questo bozzetto, sia ingranditi che in misure al naturale. Si può quindi ipotizzare che quello schizzo fu fatto dallo stesso Herz, per la sua relazione.
Inoltre Aloys Auer Ritter von Welsbach, direttore dell’Imperiale Regia Stamperia di Stato, aveva sempre visto male l’intromissione di Herz in un lavoro che, secondo lui, spettava all’istituto da lui diretto «…tanto per la perfetta capacità, quanto per l’attuale efficienza della Stamperia di Stato…», arrivando ad affermare che se il progetto fosse stato condotto dalla Stamperia di Vienna «…avrebbe fatto impallidire tutti i francobolli stampati dagli altri paesi». Aloys Auer, per giustificare quello che secondo lui era un lavoro modesto per le capacità del proprio istituto, affermò che «…il disegno era stato fatto precisamente come l’Imperiale Consigliere Johann Herz aveva dato istruzioni di farlo». Anche questa affermazione fa supporre che lo schizzo sia stato fatto proprio da Herz.
Non si conosce invece il nome del disegnatore che preparò i bozzetti definitivi. Era normale che per lavori che non considerava importanti, l’Imperiale Regia Stamperia impiegasse uno dei disegnatori che aveva a disposizione, senza per questo ricordarne il nome.
Il conio ricavato da questo disegno venne inciso nell’acciaio da Hermann Tautenhayn, che al tempo era considerato uno dei migliori incisori.
Dal conio venne ricavata una matrice ed il numero di stereotipi necessario per comporre una forma da stampa di prova. In ciascun cliché venne inserita l’indicazione del valore.
Di queste prove si possono trovare due indicazioni di valore: «6 KREUZER» e «1 GULDEN». Il disegno è simile ma non identico a quello dei francobolli che furono poi effettivamente emessi, con particolari diversi, come ad esempio nella parte superiore la scritta «STÄMPEL» al posto di quella adottata «STEMPEL».
Il 5 gennaio 1850 l’Imperiale Regia Stamperia di Vienna consegnò a Johann Herz cinque fogli stampati di prova, contenenti ciascuno 306 impronte di francobolli (forse in 9 file di 34).
Non si sa quanti saggi da 6 kreuzer e quanti da 1 gulden ci fossero in ogni foglio, ma si può ragionevolmente pensare che il loro numero fosse lo stesso.
In collezioni private si conservano alcune di queste prove che sono pervenute fino a noi anche in blocchi che comprendono assieme i due valori da 6 kreuzer e da 1 gulden. Sono stampate su una carta a macchina sottile e bianca in rosa spento, blu chiaro e nero. Dal momento che furono consegnati cinque fogli, probabilmente due fogli erano stampati in due di questi colori ed il quinto foglio nel terzo colore.
Come detto, parlando della scelta dei colori, questi tre colori sembrano ispirati ai primi francobolli di Baviera emessi due mesi prima, che erano stati stampati negli stessi colori base.
L’indomani, 6 gennaio 1850, Herz allegò i fogli di prova (o parte dei fogli) ad una nuova relazione per l’amministrazione postale ed il successivo 5 febbraio si tenne una riunione sul tema francobolli. Il direttore dell’Imperiale Regia Stamperia, Aloys Auer, presentò nuovamente le proprie rimostranze per la scelta del disegno e del metodo di stampa, dichiarando che il proprio stabilimento avrebbe potuto fornire dei prodotti di gran lunga migliori.
Herz giustificò le caratteristiche dei francobolli per l’urgenza di doversi dotare di marche postali, in quanto queste sarebbero diventate necessarie a breve. Questa urgenza era dovuta alla stipula della Lega Postale Austro-Germanica che era stata appena firmata e che prevedeva, tra l’altro, l’uso obbligatorio di marche postali tra i paesi aderenti. L’Austria, che era stata appena battuta dalla Baviera che era stato il primo Stato, tra quelli aderenti alla Lega, ad emettere francobolli, voleva essere almeno il secondo paese ad adottare questa parte delle nuove regole postali.
Alla riunione le obiezioni del direttore della Stamperia di Stato furono respinte, o meglio furono rinviate ed i francobolli da emettere furono considerati «als Provisorium» (provvisori) da sostituire appena possibile con dei francobolli «definitivi» maggiormente artistici.
Quindi i bozzetti di Herz furono accettati senza troppi cambiamenti. Le sole modifiche richieste riguardarono la scritta del valore che doveva essere ingrandita, i colori che dovevano essere più brillanti e facilmente distinguibili anche alla luce artificiale e le dimensioni dei fogli che avrebbero dovuto contenere francobolli in multipli di dieci. Inoltre i fogli dovevano essere preventivamente gommati; le prove, infatti, erano state stampate senza gomma. Si suggerì anche il colore «rotbraun» (bruno rossiccio) per il valore da 6 kreuzer, che si supponeva che sarebbe stato il valore di più largo impiego.
Dovevano essere emessi cinque valori in kreuzer, in corso in Austria, e cinque tagli nei corrispondenti valori in centesimi, in corso in Lombardo Veneto dove avevano corso legale solo le monete in argento, mentre in Austria circolavano anche le banconote.
Furono ordinati all’Imperiale Regia Stamperia i seguenti tagli e quantitativi:
500.000 pezzi dell’1 kr.
1.000.000 pezzi del 2 kr.
5.000.000 pezzi del 3 kr.
8.000.000 pezzi del 6 kr.
1.000.000 pezzi del 12 kr.
100.000 pezzi del 5 cent.
100.000 pezzi del 10 cent.
1.500.000 pezzi del 15 cent.
1.500.000 pezzi del 30 cent.
500.000 pezzi del 60 cent.
Non c’è alcun cenno sui cambiamenti che distinguono le prove dai francobolli definitivi, ma probabilmente Johann Herz li ordinò verbalmente. Infatti in una nota d’archivio si legge che originariamente i fogli dovevano contenere 300 francobolli e invece non si trova nulla del cambiamento che portò al più pratico formato di 240 francobolli suddivisi in quattro quadranti da 80 pezzi ciascuno, più quattro tasselli di riempimento, le cosiddette croci di Sant’Andrea.
Negli archivi non c’è neppure menzione sull’uso di una speciale carta fabbricata a mano con la filigrana «K K H M», acronimo di «Kaiserlich-Königliches Handels-Ministerium» (ovvero Imperial Regio Ministero del Commercio).
Prima che venissero pubblicate le istruzioni definitive per l’emissione dei francobolli, un importante avvenimento rischiò di mandare all’aria i piani per introdurre i bolli postali il 1° giugno 1850.
Le conferenze per la Lega Postale Austro-Germanica avevano convenuto di fissare tre zone tariffarie per le lettere, 3 kreuzer fino a 10 miglia (o leghe), 6 kreuzer da 10 a 20 miglia e 9 kreuzer oltre le 20 miglia. Ma l’amministrazione postale austriaca non poteva evidentemente mantenere le tariffe per la posta interna superiori a quelle per spedire lettere all’estero nei paesi aderenti all’Unione; decise allora di ridurre la tariffa per le lettere interne oltre le 20 miglia da 12 kreuzer (o 60 centesimi nei territori del Lombardo Veneto) a 9 kreuzer (45 centesimi).
Questo comportò l’immediata sostituzione degli impianti dei nuovi francobolli postali.
La convenzione della nuova Unione Postale venne firmata il 6 aprile 1850 e ne fu stabilita l’entrata in vigore il 1° luglio 1850. Tuttavia l’amministrazione postale austriaca decise di operare il cambio delle tariffe contemporaneamente all’emissione dei francobolli e quindi ne anticipò la validità al 1° giugno 1850.
Nel frattempo Hermann Tautenhayn aveva inciso un nuovo conio migliorato con i cambiamenti che erano stati suggeriti. Non è del tutto certo come da questo conio si arrivò alla produzione delle centinaia di cliché tipografici necessari alla composizione delle tavole di stampa. Forse i documenti sono lacunosi, o semplicemente forse il direttore dell’Imperiale Regia Stamperia, Aloys Auer aveva proceduto in modo del tutto originale, considerato che a lui si devono attribuire molte invenzioni e nuove tecniche tipografiche, tra cui anche un metodo galvanoplastico di sua ideazione. Nel corso della lunga produzione di questi francobolli, Auer ebbe modo di fare sperimentazioni sulle tecniche di stampa.
Certamente il conio fornito da Tautenhayn non aveva l’indicazione del valore, e con questo conio venne realizzato un punzone primario dal quale vennero ricavate per battitura dieci matrici. In realtà sarebbe potuta bastarne una sola.
Con le matrici si ottennero altrettanti cliché primari nei quali furono inseriti tipograficamente le dieci differenti indicazioni di valore (cinque in kreuzer e cinque in centesimi). Da questi vennero ricavate nuove matrici secondarie che servirono a fabbricare le centinaia di cliché necessari.
Con i primi fogli stampati con queste tavole la Stamperia di Stato presentò all’amministrazione postale alcune serie di saggio di tutti i dieci valori che si sarebbero dovuti emettere. Il 26 marzo 1850 l’amministrazione postale restituì all’Imperiale Regia Stamperia una di queste serie di saggi con la propria approvazione, ordinando di stampare 9.000.000 di pezzi di un francobollo da 9 kreuzer e 1.500.000 di pezzi di uno da 45 centesimi al posto dei valori da 12 kreuzer e 60 centesimi.
Sui francobolli di saggio che erano stati restituiti il «12» fu trasformato a penna in «9» ed il «60» in «45».
L’Imperiale Regia Stamperia fece notare che tutto il quantitativo ordinato di francobolli da 12 kreuzer e da 60 centesimi era già stato stampato e chiese istruzioni su cosa doveva fare. Il 26 aprile 1850 l’amministrazione postale riferì al Ministro per il Commercio questi sviluppi proponendo che i francobolli stampati da 12 kreuzer e da 60 centesimi dovessero venire distrutti. La proposta venne approvata il 16 maggio 1850 e venne ordinata la distruzione di questi valori che non sarebbero mai stati emessi, poiché risultavano ormai inutili.
La distruzione ebbe luogo il 3 giugno 1850.
Non risulta che si sia salvato dalla distruzione alcun esemplare da 60 centesimi, mentre pochi esemplari del 12 kreuzer furono conservati negli archivi ed oggi si trovano in alcune collezioni private. Sono demonetizzati con un timbro sperimentale «Franco» o con un tratto di penna. E’ noto anche un unico esemplare che era stato originariamente corretto a penna con un «9» sopra la cifra «12»: di questa correzione restano solo delle deboli tracce in quanto il «9» manoscritto fu rimosso chimicamente ad opera di qualche collezionista, o mercante, del passato.
Il 16 marzo 1850 fu firmato il decreto che introduceva i francobolli che poi fu pubblicato sul “Verordnungsblatt für Posten, Eisenbahnbetrieb und Telegraphen” del 27 aprile 1850 assieme al regolamento con le norme sul loro uso, la distribuzione e la vendita.
I dieci valori vennero regolarmente emessi il 1° giugno 1850. Vennero distribuiti agli uffici postali alcuni giorni prima ed infatti sono conosciute poche buste che dimostrano che in casi isolati i francobolli furono usati in anticipo: la prima data conosciuta è il 27 maggio 1850.
Il nuovo sistema di pagamento della tassa postale fu un successo: infatti venne accolto favorevolmente dal pubblico. Si pensi che dal 16 al 25 giugno 1850 su 99.101 lettere spedite a Vienna ben 89.104 erano affrancate con i francobolli e solo 10.297 vennero spedite senza affrancatura.
Nei primi cinque mesi d’uso furono distribuiti negli uffici postali in Austria 12.726.900 francobolli per complessivi 1.103.936 fiorini ed in Lombardo Veneto 3.183.900 francobolli per 1.095.265 lire.
Venne accertato che, contrariamente alle previsioni, i valori da 3 kreuzer e da 15 centesimi si usavano in maggiori quantità, a differenza dei valori più alti (6 e 9 kreuzer, 30 e 45 centesimi) il cui uso era inferiore alle aspettative.
Merita di essere ricordato a questo punto che la parola tedesca “Briefmarke” (francobollo) nacque proprio in questa occasione, nella primavera del 1850, quando i primi francobolli austriaci erano ancora in stampa.
Infatti, nonostante l’indicazione che si poteva leggere sulla vignetta fosse «KKPOST-STEMPEL», queste piccole etichette adesive per il pagamento anticipato del porto furono ripetutamente ed ufficialmente definite dalle autorità nel decreto di emissione “Briefmarken” (letteralmente “marche per lettera”).
Nasceva in questo modo quella nuova parola per indicare un qualcosa che, nel resto dell’area di lingua tedesca, veniva indicata come “Frankaturzeichen” (letteralmente “segno di affrancatura”, Zurigo 1843), “Frankozettelchen” (letteralmente “etichetta franca”, Basilea 1845), “Franco-mark” (letteralmente “marca franca”, Baviera 1849). Invece presso l’amministrazione postale austriaca per indicare questi nuovi adesivi venne coniata una parola del tutto nuova, senza ricorrere a parole composte con “Franko” (porto pagato), una parola che ebbe fortuna in tutta l’area di lingua tedesca e che è usata ancora oggi: “Briefmarke”, nel nostro significato di “francobollo”.
Ulteriori progetti e nuove proposte per una emissione “definitiva”
L’emissione dei francobolli del 1850 fu considerata dall’amministrazione postale austriaca una «…provisorische Ausgabe» (emissione provvisoria) e ancor prima che fosse distribuita furono intrapresi i primi passi per stampare dei francobolli definitivi.
Per tutte le amministrazioni postali dell’epoca, le maggiori preoccupazioni connesse all’impiego dei bolli postali erano la possibilità di falsificazioni e la rimozione dell’annullo per riutilizzare fraudolentemente i francobolli già usati. In Austria mentre si riteneva superato il primo pericolo usando un inchiostro speciale che si supponeva fosse impossibile da rimuovere senza danneggiare la vignetta stampata, la minaccia della contraffazione appariva reale.
Il disegno della prima emissione, stampato con il comune e diffuso metodo tipografico, non sembrava dare soddisfacenti garanzie contro la possibilità di falsificazioni.
Già il 5 febbraio 1850, quando venne deciso di procedere con la stampa dei francobolli, c’erano state delle forti rimostranze da parte di Aloys Auer Ritter von Welsbach, direttore dell’Imperiale Regia Stamperia di Stato. Già allora si considerarono i francobolli che dovevano essere emessi «als Provisorium» (provvisori) rinviando ad un altro momento, passata l’urgenza, la preparazione di una serie maggiormente artistica.
In quell’occasione l’amministrazione postale aveva chiesto ad Aloys Auer che la Stamperia di Stato fornisse dei saggi di quattro teste mitologiche che erano utilizzate a decorare i quattro angoli delle obbligazioni di Stato allora emesse, in modo da poter prendere in considerazione questi disegni per un impiego sui bolli postali.
L’idea di usare queste teste mitologiche fu di Franz Xaver Wurm, che l’aveva sottoposta al Ministro per il Commercio alcuni mesi prima.
Nel maggio 1850 la Stamperia di Stato presentò i saggi che erano stati richiesti: si trattava di incisioni calcografiche che rappresentavano teste di Mercurio su un fondo pieno quadrato, incorniciato da un bordo fatto di linee tratteggiate. Agli angoli inferiori erano state poste le indicazioni del valore «1», «2», «3», «6» e «9». Le vignette erano di dimensioni progressive, la più piccola era per il valore «1» (kreuzer) e via via la più grande era quella con l’indicazione «9» (kreuzer).
Le due serie di queste vignette erano state incise su una lastra e stampate in calcografia in nero su una carta sottile.
Una serie mostrava le teste di Mercurio con la faccia rasata, l’altra con grandi barbe.
L’idea doveva essere quella di emettere i francobolli nella versione con il viso rasato e gli impiegati postali dovevano essere forniti di una serie di metà inferiori delle facce barbute (o l’incontrario).
Gli impiegati, in caso di dubbio, avrebbero dovuto sovrapporre la metà inferiore, che avevano in dotazione, al francobollo da verificare e le linee del disegno avrebbero dovuto coincidere trasformando il viso rasato di Mercurio in quello barbuto (o l’incontrario): questo veniva considerato un metodo sicuro per scoprire i falsi!
Nonostante alcuni dettagli del progetto non siano molto chiari, non pare che lo stratagemma potesse essere molto decisivo. Tuttavia sembra che il direttore dell’Imperiale Regia Stamperia di Vienna Aloys Auer Ritter von Welsbach sia stato molto orgoglioso di questa idea. In una relazione del 6 giugno 1850 l’idea di queste teste di Mercurio venne molto lodata, tuttavia non venne presa alcuna decisione dall’amministrazione postale austriaca.
Oltre un anno dopo, il 10 ed il 18 novembre 1851, il direttore dell’Imperiale Regia Stamperia riprese l’argomento presentando nuovamente le stesse prove, questa volta stampate su carta spessa bianca, suggerendone l’uso per una nuova emissione di francobolli tutti stampati in nero e di dimensioni diverse in proporzione al valore.
Il 24 novembre 1851 si tenne un’altra riunione e vennero ordinate altre prove, ma alla fine, il 2 febbraio 1852, l’intero progetto venne abbandonato e fu deciso di mantenere lo stemma come disegno della vignetta con i colori differenti per ciascun valore. Questa decisione venne presa nella considerazione che le facce sconosciute di Mercurio dei saggi avrebbero potuto ricevere un’accoglienza sfavorevole dal pubblico e si sarebbero facilmente prestate a burle e lazzi di ogni tipo.
Tuttavia la Stamperia di Stato di Vienna approfittò di ogni possibile occasione per riproporre di continuo la propria idea. Dapprima nel 1854, dopo che erano stati scoperti i primi falsi di francobolli del Lombardo Veneto che avevano gettato nel panico l’amministrazione postale: in quell’occasione vennero ancora proposte le stesse prove con la testa di Mercurio stampate in bruno nerastro su carta grigia azzurrastra. Poi, finalmente per l’ultima volta nel 1878, oltre 25 anni dopo la loro prima comparsa, quando vennero stampate delle prove di marche da bollo per carte da gioco: i saggi con la testa di Mercurio furono stampati in nero su “Seidenpapier” (carta seta, o “pelure” alla francese).
Nel settembre 1853 furono scoperti i primi francobolli falsi, incisi e stampati calcograficamente, i cosiddetti “falsi di Verona”.
L’amministrazione postale ne restò sconvolta: tante volte si era parlato della possibilità di falsificazioni ed adesso l’evento tanto temuto si era materializzato.
Immediatamente vennero ordinati dei nuovi soggetti per una nuova emissione alla Stamperia di Stato che li presentò sin dal 15 dicembre 1853.
Nonostante il fatto che i falsi di Verona fossero stati incisi e stampati calcograficamente, l’amministrazione postale decise che i nuovi francobolli dovessero essere prodotti con lo stesso metodo calcografico dei falsi!
La Stamperia di Stato, che a quel tempo era impegnata con la preparazione dei primi fiscali austriaci, provò ad usare per i nuovi bolli postali le incisioni preparate per queste marche da bollo.
Leander Russ, un rinomato disegnatore del tempo impiegato frequentemente dalla Stamperia di Stato per lavori particolarmente artistici, aveva disegnato 19 vignette circolari per questi fiscali, che vennero incise in acciaio nella prima metà del 1853 da Carl Kotterba, un incisore anch’egli regolarmente impiegato dalla Stamperia di Vienna. Da queste 19 incisioni circolari furono selezionate otto, probabilmente a caso, adattate poi a bolli postali con l’iscrizione «KAIS. KÖN. POST-STÄMPEL» e l’indicazione dei valori «2 Kr», «3 Kr», «6 Kr» e «9 Kr» su due vignette diverse per ciascun valore.
Le stampe di queste prove furono fatte in nero, su carta normale. All’amministrazione postale piacevano molto questi disegni, ma non poteva accettare il formato rotondo. Vennero perciò ordinati dei nuovi saggi, questa volta rettangolari.
Gli otto disegni circolari assieme agli altri undici simili sarebbero stati utilizzati dalla Stamperia di Stato, come era nelle intenzioni iniziali, per la prima emissione di marche fiscali austriache che furono introdotte il 1° novembre 1854.
La Stamperia di Vienna presentò le nuove prove in formato rettangolare all’inizio del 1854. Erano stati chiamati ancora una volta Leander Russ e Carl Kotterba, rispettivamente per il disegno e per l’incisione.
Vennero dunque presentati cinque differenti disegni, ricchi di ornamenti, stampati in calcografia in due versioni: senza iscrizioni e anche con la scritta «K. K. POST-STÄMPEL» e l’indicazione del valore opportunamente incise nel disegno.
Queste prove furono stampate in nero su carta grigio azzurrastra, tuttavia sono note anche in nero su carta spessa.
Sarebbero potuti divenire dei francobolli attraenti, artistici e belli per l’epoca, tuttavia non se ne fece nulla: la paura delle falsificazioni non era più come un anno prima e quindi era venuta meno anche l’urgenza di nuovi francobolli.
Nel 1878, quando vennero fatte le prove delle marche da bollo per le carte da gioco, furono usati nuovamente questi saggi del 6 kreuzer e del 9 kreuzer, stampati a colori (lilla, rosa, blu, verde e nero) su “Seidenpapier” (o carta seta): furono anche annullate con un timbro sperimentale. Nel 1874 il disegno della prova del 1 kreuzer venne adattato per la stampa tipografica ed usato per il nuovo valore di marca da bollo da 1 kreuzer. Comunque i cinque disegni non arrivarono mai ad essere francobolli.
Negli anni successivi non venne fatto nulla per preparare una nuova serie di marche postali. Solo nel 1856 furono iniziate delle nuove prove che portarono finalmente all’emissione dei francobolli del 1858. Il cambio della valuta dal 1° novembre 1858 costrinse l’amministrazione postale ad introdurre una nuova serie di francobolli; diversamente l’emissione provvisoria del 1850 sarebbe restata in uso ancora per molti anni.
Esiste anche un certo numero di prove fatte durante l’uso della serie del 1850 che non riguardavano l’introduzione di una nuova serie, ma solo un miglioramento dei francobolli correnti. Da un lato queste erano orientate a rendere la rimozione dell’annullo più difficoltosa possibile, dall’altro a rendere più agevole l’uso dei francobolli da parte del pubblico.
Molte proposte riguardavano francobolli che non potessero né essere falsificati, né potessero essere riusati a seguito della rimozione del timbro, ma tutti questi suggerimenti vennero bocciati dopo indagini e prove. Come quello bizzarro che proponeva di mettere una piccola carica di esplosivo in ogni francobollo in modo che quando questi fosse stato colpito dal timbro sarebbe dovuto esplodere distruggendo il francobollo, eliminando così il pericolo che potesse essere riusato!
La stessa amministrazione postale aveva posto in primo piano l’argomento di migliorare il servizio offerto con i francobolli. Era stato preparato uno speciale inchiostro per timbri, il “Dinklersche Schwärze” considerato il miglior prodotto resistente alla rimozione dei timbri.
Oltre a questo vennero fatte anche prove su una carta che avrebbe dovuto assorbire l’inchiostro dell’annullo rendendone impossibile la cancellazione.
Il 3 marzo 1851 l’amministrazione postale ordinò alla Stamperia di Stato delle stampe di prova su due diversi tipi di carta con due diverse gommature. L’Imperiale Regia Stamperia usò la tavola da 240 pezzi del normale 3 kreuzer, ma stampato in colori diversi, in blu su carta spessa e ruvida, in nero su una carta piuttosto sottile e levigata.
La Stamperia di Stato presentò questi fogli di saggio all’amministrazione postale il 30 aprile 1851. Gran parte di entrambi i fogli, comprese le croci di Sant’Andrea, si sono conservati e singoli esemplari e blocchi si possono trovare in collezioni.
L’amministrazione postale decise in favore della carta sottile (“pelure”) e ordinò di usarla per i francobolli. Questo avvenne: per circa sei mesi i francobolli vennero stampati su questa carta a mano sottile che, per tutto il resto, filigrana compresa, non differiva dalla carta usata in precedenza, ma poi tornò ad essere impiegata nuovamente una carta di spessore normale.
Vennero fatte anche numerose prove per trovare un sistema che facilitasse la separazione dei francobolli.
A dire il vero Johannes Jakob Herz ne aveva già fatto cenno nella sua relazione del 10 luglio 1850. In quell’occasione scrisse che l’amministrazione postale britannica aveva intrapreso delle trattative con un certo Henry Archer per l’acquisto della sua invenzione: un dispositivo che sarebbe stato in grado di separare i francobolli. Ma Herz, oltre a citare questa notizia, non si pronunciò al riguardo.
Così i francobolli vennero emessi non dentellati.
Il grande successo che ebbero, facendo aumentare notevolmente lo scambio della corrispondenza, fece sentire sempre di più il malcontento per la difficoltà che si incontrava quando si dovevano separare i francobolli dai fogli.
Si trattava di una esigenza molto sentita dal pubblico e dalle imprese private, soprattutto quelle che intrattenevano una fitta corrispondenza commerciale che a volte erano costrette ad adibire un loro impiegato a ritagliare i francobolli dai fogli servendosi magari di un rasoio.
Ma era una esigenza avvertita anche dagli impiegati postali. Ed infatti furono loro a muoversi in varie direzioni.
Ci fu così l’iniziativa privata di una perforazione sperimentale effettuata da un direttore delle poste, Albert Szep.
Questi trovò il sistema di applicare una rudimentale perforazione sui fogli di tutti i francobolli dell’emissione del 1850 servendosi di una “roulette”, un oggetto simile ad una rotella per ravioli che lasciava delle piccole incisioni all’interno degli interspazi bianchi tra i francobolli.
Queste linee venivano incise a mano libera facendo scorrere la “roulette” in verticale ed in orizzontale; di conseguenza le linee di perforazione non risultavano diritte e parallele: a volte erano ondeggianti, a volte si ravvicinavano. Alcuni pezzi potevano risultare perforati solo su due o tre lati, soprattutto ai bordi del foglio, altri potevano avere una doppia perforazione su un lato. Per separare i francobolli la carta veniva piegata un paio di volte in corrispondenza dell’incisione e poi facilmente si strappava lungo la linea tracciata dalla “roulette”. A volte nel compiere questa operazione i francobolli si danneggiavano, soprattutto agli angoli, dove si incrociavano le linee di perforazione.
Ma a parte questi inconvenienti, l’innovazione fatta privatamente da Albert Szep fu ben accolta. Szep aveva cominciato ad applicare questa perforazione privata quando era direttore dell’ufficio postale di Homonna (l’attuale Humennè, oggi in Slovacchia). La prima data conosciuta di questi francobolli “dentellati” è dell’8 maggio 1852, l’ultima è una lettera del 12 ottobre 1852. Infatti dopo Albert Szep venne trasferito all’ufficio postale di Tokay (oggi in Ungheria) e qui continuò ad applicare la sua perforazione privata che infatti risulta sui francobolli utilizzati a Tokay dal novembre 1852 (prima data conosciuta è quella del 1° novembre 1852 su una lettera per Pest affrancata con un 9 kreuzer posto al recto, purtroppo strappato, ed un 6 kreuzer carta a mano bordo di foglio al verso, entrambi perforati sperimentalmente) fino a circa metà del 1854, quando Szep venne posto in quiescenza.
Se quella di Albert Szep fu una iniziativa assolutamente privata, seppure fatta da un funzionario delle Imperiali Regie Poste, ci fu chi si mosse per via ufficiali.
E’ il caso di Giuliani, che era direttore provinciale delle Poste nell’Austria Inferiore, che il 22 settembre 1851 scrisse all’amministrazione postale di Vienna per proporre di usare l’invenzione di Henry Archer sui francobolli austriaci.
Giuliani inviò anche degli esempi di perforazioni eseguite da Archer su francobolli inglesi che aveva ricevuto dal console d’Austria a Londra. Il console doveva aver acquistato gli esemplari, che purtroppo sono scomparsi dagli archivi di Vienna, dall’amministrazione postale britannica o dallo stesso Archer, dal momento che a quel tempo gli uffici postali di Londra non vendevano questi francobolli perforati al pubblico, eccetto che ai membri del Parlamento.
L’amministrazione postale chiese il parere alla Stamperia di Stato, che rispose il 10 novembre 1851: la Stamperia era in grado di costruire senza grandi difficoltà il macchinario necessario per perforare i francobolli. Conseguentemente l’amministrazione postale il 2 febbraio 1852 deliberò che per l’avvenire i francobolli sarebbero stati emessi perforati, ordinando alla Stamperia di Stato di preparare delle prove.
Se questo fosse accaduto, l’Austria sarebbe stata la prima nazione ad emettere ufficialmente dei francobolli dentellati.
Ma le cose non andarono così.
L’ingegnere capo della Stamperia di Stato, Anton Torok, fece costruire un apposito perforatore ed il 18 aprile 1852 l’Imperiale Regia Stamperia presentò all’amministrazione postale un foglio del 3 kreuzer perforato con questo arnese. Purtroppo non è conosciuto alcun esemplare con questa dentellatura di prova e si può solamente supporre che fosse una perforazione lineare piuttosto rozza.
Questa approssimazione indusse l’amministrazione postale a scartare la proposta.
Venne quindi fornito alla Stamperia di Stato un foglio intero di francobolli inglesi con la perforazione di Henry Archer, sempre procurati dal console d’Austria a Londra, con l’ordine di effettuare scrupolosamente una simile perforazione di saggio.
Presso la Stamperia di Stato venne costruita una nuova perforatrice per fogli di piccolo formato. Vennero fatte delle perforazioni di saggio usando una comune carta di colore giallo senza stampa alcuna ed anche una piccola composizione di prova con il francobollo da 1 kreuzer della quale non sono conosciute le dimensioni, ma probabilmente non era più grande di 16 esemplari (forse disposti 4 x 4). Il 6 agosto 1852 furono presentati all’amministrazione postale gli esempi di questa nuova perforazione, ma questa volta i fori risultavano anche troppo fitti. I pezzi conosciuti di questa perforazione sperimentale (su carta comune gialla o su francobolli da 1 kreuzer) mostrano un passo 18½ (18 dentelli x 21). Questi saggi furono considerati soddisfacenti, sebbene la perforazione venisse considerata troppo fitta.
Venne ordinata la costruzione di un perforatore di grandezza naturale e vennero richiesti dei nuovi saggi, ma non vennero fatti ulteriori progressi.
Nel 1854, quando vennero emesse le prime marche da bollo austriache, queste erano dentellate con un diverso nuovo perforatore, ma i francobolli continuavano ad essere distribuiti senza dentellatura.
Solo nel 1855 vennero riprese le prove per perforare anche i francobolli. Due meccanici dell’Imperiale Regia Stamperia, Michael Grunberger ed Andreas Gotthardt, avevano costruito un nuovo dispositivo che venne completato l’8 giugno 1855: era in grado di perforare composizioni di 64 francobolli (60 francobolli più le 4 croci di Sant’Andrea) con un passo 14½. Si trattava dello stesso perforatore che più tardi sarà usato sulla seconda emissione dei francobolli del 1858.
L’11 marzo 1856 vennero presentate delle prove e così anche successivamente; ma tutte queste perforazioni furono furono eseguite su saggi per l’emissione del 1858 e per quanto è dato sapere non furono fatte su francobolli dell’emissione in corso dal 1850, che continuò ad essere distribuita non dentellata fino a quando venne rimpiazzata da quella nuova.
Dopo un onorato servizio durato 101 mesi, il 1° novembre 1858 la prima emissione di francobolli d’Austria venne sostituita da una con una nuova valuta ed un nuovo disegno. Il 31 dicembre 1858 venne definitivamente demonetizzata.
Aveva contribuito grandemente alla diffusione delle comunicazioni e della corrispondenza in Austria (e nel Lombardo Veneto): in dieci anni si triplicarono abbondantemente gli scambi postali, passando dai 23 milioni di lettere del 1850 ai 63 milioni del 1860.
E tutto questo anche per merito di quel piccolo pezzetto di carta chiamato per la prima volta “Briefmarke”.