Metodologie di stampa della prima emissione

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L’Imperiale Regio Decreto del 5 febbraio 1850 stabiliva la preparazione di bolli da lettera adesivi con i valori da 1, 2, 3, 6 e 12 kreuzer per l’Impero d’Austria e da 5, 10, 15, 30 e 60 centesimi per il Regno Lombardo Veneto.
Successivamente, a seguito delle conferenze per la Lega postale Austro-Germanica, venne convenuto di fissare tre zone tariffarie per le lettere, 3 kreuzer fino a 10 leghe, 6 kreuzer da 10 a 20 leghe e 9 kreuzer oltre le 20 leghe. Di conseguenza i valori da 12 kreuzer e 60 centesimi non vennero mai adottati risultando inutili.
Non sappiamo chi disegnò il bozzetto: probabilmente fu uno dei disegnatori di cui si serviva l’Imperiale Regia Stamperia seguendo le indicazioni di Johannes Jakob Herz, ispettore dell’Amministrazione postale austriaca cui era stato demandato l’incarico di affrontare la questione dell’adozione dei francobolli.
L’incisore Hermann Tautenhayn preparò un punzone in acciaio dal quale furono ricavati tutti i cliché per la stampa di questa prima emissione.
Infatti l’Imperiale Regio Ministero del Commercio, dal quale dipendevano tutti i servizi postali dell’Impero, aveva deciso che il disegno dovesse essere uguale per tutti i valori variando solamente nel valore e nel colore della stampa.
Fu scelto il sistema tipografico (come aveva fatto la Francia e la Baviera) che risultava più economico di quello calcografico (adottato in Inghilterra e Belgio), nonostante l’opposizione del direttore dell’Imperiale Regia Stamperia di Vienna Alois Auer Ritter von Welsbach che sosteneva la stampa calcografica.
Per un approfondimento sulle vicende che hanno portato alla prima emissione dei francobolli d’Austria, si rimanda a questa pagina.

Il punzone d’acciaio dell’incisore Tautenhayn è speculare rispetto alla stampa, ha il disegno in rilievo ed è praticamente un cliché.
Da questo punzone, per battitura, furono ricavate dieci matrici primarie in rame, che erano ovviamente dei negativi rispetto al punzone, avevano cioè il disegno inciso.
Le matrici in rame servirono per la preparazione in lega da stampa di dieci stereotipi primari: in cinque di questi furono inseriti i valori in kreuzer per l’Austria (1, 2, 3, 6 e 12 kreuzer), negli altri cinque i valori in centesimi per il Lombardo Veneto (5, 10, 15, 30 e 60 centesimi).
Da questi dieci stereotipi primari diversi fra loro solo per le scritte, furono ricavate, forse per via galvanoplastica, le rispettive matrici secondarie (le primarie erano in rame), dalle quali per fusione con lega da stampa (stereotipi) ed in seguito per via elettrolitica (elettrotipi) furono preparati tutti i cliché che servirono per la stampa di questa prima emissione.
Dal momento che con queste matrici secondarie si sarebbero dovuti preparare numerosi cliché, è certo che ne furono preparate un certo numero per ogni valore.


Per dare più resistenza al sottile strato di ferro, questo fu supportato con una fusione in piombo.
Secondo il de Frank, i vari cliché tipografici furono preparati col seguente sistema: sulla parte superiore mobile di una pressa veniva fissata la matrice secondaria in ferro montata sul suo supporto in piombo; sul piano della pressa stessa, in un piccolo contenitore, veniva colata la lega da stampa e quando questa per raffreddamento iniziava il suo consolidamento le veniva premuta contro la parte superiore della pressa con la matrice.
Dopo il completo raffreddamento, il sottile cliché in lega da stampa veniva staccato dalla matrice e montato sul suo supporto di piombo.
A questo punto il cliché era pronto per entrare nella composizione tipografica.
I francobolli stampati con cliché provenienti direttamente dalle matrici secondarie originali senza alcun ritocco vengono classificati come I Tipo e loro caratteristica comune e principale è lo stemma originario.
Il II Tipo è caratterizzato sempre dallo stemma originario e da qualche modifica della scritta CENTES oppure nel valore.
Nel III Tipo le modifiche coinvolgono quasi tutte le parti del disegno, caratteristica principale e comune a tutti i valori è lo stemma rifatto o stemma ripulito

Riassumendo schematicamente:
Punzone originario: (positivo e speculare) inciso a mano su acciaio indurito, ha il disegno in rilievo e specularmente simmetrico rispetto a quello dei francobolli;
dal punzone originario si ricavarono :
10 matrici primarie: (negative e non speculari) impresse su rame. Sono in pratica il negativo del punzone originario, con in rilievo le parti bianche ed in incavo le parti colorate del disegno;
dalle matrici primarie si ricavarono :
10 stereotipi primari: (positivi e speculari) preparati per fusione di lega da stampa nelle matrici primarie. In questi furono inseriti i valori;
servirono per la preparazione delle:
matrici secondarie: (negative e non speculari) sono i negativi degli stereotipi primari, con in rilievo le parti bianche ed in incavo le parti colorate del disegno; la preparazione avvenne per via galvanoplastica con l’impiego di ferro;
dalle matrici secondarie si ricavarono :
cliché: (positivi e speculari) per le prime composizioni tipografiche furono preparati per fusione di lega normale da stampa nelle matrici secondarie (o per via elettrogalvanica).

Durante gli otto anni e mezzo di validità della prima emissione si dovettero sostituire i cliché a causa dell’usura degli elementi impegnati nei vari stadi del procedimento.


Ci fu così:
1) la sostituzione dei singoli cliché deteriorati con altri nuovi nella stessa composizione tipografica;
2) la sostituzione di alcuni cliché con rifacimento totale delle composizioni tipografiche;
3) sostituzione di tutti i cliché con altri preparati con metodo diverso, elettrogalvanico (elettrotipi) o per fusione e successivo indurimento con applicazione elettrogalvanica del ferro (stereotipi induriti).
L’usura dei clichè ed il deterioramento delle matrici secondarie determinarono:
1) il rifacimento della matrice secondaria in modo identico alla precedente;
2) il rifacimento della matrice secondaria modificandola in qualche dettaglio:

  • ricavando la nuova matrice secondaria da un cliché di un altro valore funzionante da stereotipo primario (15 cent. II Tipo e 45 cent. II Tipo);
  • impiegando una matrice di un altro valore variando l’indicazione del valore nei cliché derivati (45 cent. I tipo).
    L’usura degli stereotipi primari determinò il loro ripulimento e miglioramento (con ritocchi) con successivo nuovo allestimento di matrici secondarie e cliché (avvenne per tutti i cliché del III Tipo).

Negli otto anni e mezzo di vita di questa emissione, la necessità di preparare nuovi cliché, il progresso tecnico e l’esperienza maturata portarono a sperimentare nuovi procedimenti.
I cliché allora possono assumere diverse denominazioni, secondo il metodo impiegato per produrli.


Stereotipi
Sono cliché ricavati per fusione di lega da stampa dalle matrici secondarie.
Le caratteristiche principali sono:

  • nitidezza di stampa nel primo periodo di uso, successivamente per usura la stampa divenne confusa;
  • la facilità di usura determinò molte rotture nei particolari del disegno (e quindi molti difetti che si ripetono costantemente nei francobolli).


A causa della stampa sempre più confusa si cercò di porre rimedio dando risalto allo stemma perché risultasse più evidente. Per far questo si appiccarono degli spessori di carta sul piano inferiore di stampa in corrispondenza dei singoli stemmi dell’intera composizione.
Tecnicamente l’operazione si chiama “taccheggio“.
Dopo vari tentativi (inizialmente il risultato fu pessimo) si riuscì a dare maggiore rilievo alle sole ali dell’aquila dello stemma. Quel tipo di stampa viene chiamato “stemma in risalto” (quando il taccheggio ha interessato lo stemma) oppure “aquiletta in risalto” (quando il taccheggio è stato limitato all’aquila centrale).
Lo stereotipo fu in uso dal 1850.


Elettrotipi
Sono cliché ricavati facendo affluire il ferro in soluzione elettrolitica sulla matrice secondaria, funzionante da catodo, e creando un supporto mediante colata di zinco fuso.
Le caratteristiche principali sono:
resistenza all’usura;
stampa particolarmente “pastosa”, non molto nitida; i dettagli del disegno sembrano non impressi nella carta (a differenza dello stereotipo);
i puntini dello sfondo sono un po’ ovalizzati e il francobollo ha un aspetto un po’ opaco.
Una pressione di stampa troppo leggera determinava una insufficiente inchiostrazione ed un aspetto”granuloso” del francobollo (ad esempio il 15 centesimi 4ª tavola); al contrario una pressione troppo forte determinava una caratteristica sbavatura dell’inchiostro ed una stampa troppo inchiostrata (ad esempio il 15 centesimi 5ª tavola).
L’elettrotipo fu in uso dal 1852.


Stereotipi induriti
Gli stereotipi induriti sono dei normali stereotipi che, per via elettrogalvanica vennero induriti superficialmente ricoprendoli con un leggerissimo strato di ferro.
Furono in uso da circa metà del 1854 alla metà del 1855.

Riepilogando, vi sono quattro periodi nella vita della prima emissione e precisamente: gli stereotipi, i primi elettrotipi, gli stereotipi induriti ed infine gli elettrotipi definitivi.
Bisogna infatti sottolineare che la prima emissione ha avuto un carattere sperimentale, da qui si capisce anche che la Imperiale Regia Stamperia di Stato ha proceduto per tentativi al fine di mettere a punto i metodi migliori di stampa.
La nascita dei francobolli austriaci (e di conseguenza di Lombardo Veneto) è datata giugno 1850 e le prime stampe risultano molto nitide ma già verso la fine del 1850 l’aspetto dei francobolli è piuttosto infelice tanto da indurre il rifacimento e la ricomposizione di quasi tutte le tavole. Sono da considerare come appartenenti a questo secondo periodo filatelico (1851) gli “stemmi in risalto” e le “stampe con aquiletta in risalto”.
La qualità però, come si è già detto, non fece altro che peggiorare; nel 1852 infatti cominciò la sperimentazione degli elettrotipi. I francobolli stampati però non ebbero un buon aspetto: stampa un po’ smossa, pastosa, poco differenziata nei particolari.
Si passò quindi all’inizio del 1853 all’esperimento degli stereotipi induriti: le stampe risultanti sono in effetti le migliori di tutta l’emissione. I motivi che indussero ad abbandonare verso la fine del 1854 questo metodo è probabilmente da ricercare nell’elevato costo e tempo di preparazione.
Infine, il ritorno agli elettrotipi, avvenuto nel 1854, condusse a stampe generalmente migliori di quelle avvenute con la prima serie.
I dati sotto riportati sono stati ricavati dallo studio del Provera i cui calcoli per arrivare alla stima delle tirature di questa serie sono basati su presupposti ed ipotesi; il dato a cui si arriva è però utile al fine di stabilire per lo meno l’ordine di grandezza delle diverse tirature.

5 centesimi carta a mano: 3.550.000 esemplari;
10 centesimi carta a mano: 2.410.000 esemplari;
carta a macchina: 815.000 esemplari;
15 centesimi carta a mano: 11.200.000 esemplari;
carta a macchina: 14.600.000 esemplari;
30 centesimi carta a mano: 8.050.000 esemplari;
carta a macchina: 8.981.000 esemplari;
45 centesimi carta a mano: 11.590.000 esemplari;
carta a macchina: 5.265.000 esemplari.

Abbiamo visto che il punzone originario e le matrici primarie erano prive di indicazione del valore. Questo venne inserito nei dieci stereotipi primari, cinque per i francobolli in kreuzer, cinque per i francobolli in centesimi.
In che ordine furono inseriti?
E’ un esercizio un po’ accademico, tuttavia dalla posizione della dicitura “CENTES” è possibile supporre (attenzione, si tratta solo di una supposizione) l’ordine di inserimento della dicitura del valore nella preparazione dei francobolli della prima emissione del Regno Lombardo Veneto.
Il primo tentativo eseguito fu probabilmente il 30 centesimi dove la “S“, posizionata in linea con le altre lettere, toccava la cornice superiore del cartiglio del valore (la voluta a “V”).

Questo difetto non è rilevabile in altri valori per cui venne corretto immediatamente.
Ciò avvenne probabilmente con il 10 centesimi, abbassando la “S” a discapito dell’allineamento globale della parola “CENTES”.


Il terzo inserimento eseguito fu probabilmente per il 15 centesimi, la cui dicitura fu spostata interamente verso sinistra.

Così facendo l’intera parola poteva essere allineata senza toccare la voluta della cornice superiore a forma di “V”.
Il 5 centesimi, il cui valore era rappresentato da un’unica cifra, permise una comoda sistemazione del valore ed infatti la dicitura si trova posizionata più a sinistra di qualsiasi altro valore di quest’emissione.

Per il 60 centesimi si potrebbe ricorrere alle ristampe (infatti di questo valore non emesso non si conosce alcun francobollo).
Comunque in queste si nota come l’ornato sopra “CENTES” (la voluta a “V)” sia stato accorciato così come anche quello sulla destra per permettere un comodo inserimento dell’intero valore.

Le difficoltà riscontrate nella preparazione furono comunque principalmente dovute dalla grandezza delle lettere; si decise così per la stampa dei francobolli dell’Impero d’Austria (in kreuzer, la cui scritta tra l’altro era più lunga, comportando un carattere di più) di utilizzare caratteri più piccoli.

Per completezza d’informazione si elenca il probabile ordine di inserimento delle diciture in kreuzer:
6, 3, 2, 1, 12 kreuzer.
L’ordine di sostituire il 60 centesimi ed il 12 kreuzer venne dato quattordici giorni prima della data di vendita stabilita per i francobolli; si dovette così procedere molto velocemente a stamparne un congruo numero.
Non si eseguì infatti il procedimento utilizzato per la stampa degli altri valori bensì venne deciso di trasformare un cliché di riserva già esistente di un altro valore. Ciò chiaramente danneggiò diverse parti dei francobolli nella parte circostante la cifra del valore.
Vediamo ora perché venne utilizzato proprio il 30 centesimi per la trasformazione in 45 centesimi.
Il 60 centesimi non venne utilizzato probabilmente perché (almeno così pare dalle ristampe) il cliché ha un difetto ricorrente sulla seconda “K” di “KK POST” che trasformava la scritta in “KF POST”.
Il 15 centesimi poteva essere facilmente cambiato in “45”, ma a causa dello stesso difetto del 60 centesimi venne scartato.
Il 5 centesimi non poteva essere utilizzato a causa della mancanza di spazio per inserire la cifra “4” al posto dell'”1″ a sinistra del “5”.
Restavano disponibili il 10 ed il 30 centesimi: la scelta cadde sul secondo probabilmente per un difetto visibile del 10 centesimi dove la seconda “E” di “CENTES” presentava un evidente difetto sul trattino della base.