Le stampe effettuate con l’unica tavola del 10 centesimi, I Tipo, furono sufficienti a soddisfare le esigenze postali del Lombardo Veneto per circa 85 mesi. A dire il vero, circa due terzi degli uffici postali, quelli con un volume di traffico minore, usarono questo francobollo per tutti i 101 mesi (escludendo i due mesi di tolleranza a fine 1858).
Tuttavia c’era le necessità di rifornire gli uffici maggiori.
Tutti i cliché di questa emissione ormai erano stati revisionati, per correggere i problemi di usura che si erano manifestati. In particolare venne reinciso (o ripulito). lo stemma che così ebbe una diversa puntinatura sullo sfondo. Inoltre non si trattava di stereotipi, bensì di elettrotipi, maggiormente resistenti all’usura. Per questi motivi questo francobollo è detto del III Tipo.
Furono corrette anche alcune “brutture”, come, ad esempio la rottura della seconda «E» di «CENTES» in basso.
Ormai non si stampavano più i francobolli su carta a mano da quando la sua fornitura proveniva direttamente dalla Cartiera di Stato di Schlöglmühl: di conseguenza troviamo il francobollo da 10 centesimi del III Tipo stampato esclusivamente su carta a macchina, priva di filigrana.
Parte degli elementi caratteristici di questi cliché sono gli stessi del 10 centesimi I Tipo. Li evidenziamo qui sotto mettendo in risalto le differenze con il cliché del I Tipo.
Oltre agli elementi sopradescritti, la caratteristica principale di tutti i IlI Tipi di questa emissione è data, come già detto, dallo stemma reinciso, o ripulito.
Specificatamente per il 10 centesimi terzo tipo segnaliamo che, prendendo come riferimento il quadrante inferiore destro dello scudo, la ripulitura fu effettuata secondo due direzioni, una orizzontale ed una diagonale, oppure secondo tre direzioni: una orizzontale e due diagonali.
Questo indusse alcuni studiosi, quali Karl Huber e Gerhard Wessely, a considerare che dovettero esistere due tavole distinte. Nel loro catalogo del 1976 chiamarono Tavola A quella contenente lo scudo ripulito secondo tre direzioni e Tavola B quella con lo scudo reinciso secondo due direzioni.
L’esistenza di due tavole appare teoricamente verosimile, seppure non provata e non da tutti accettata. Infatti c’è anche chi ritiene che la differente puntinatura sia la conseguenza di una progressiva usura dell’elettrotipo.
I francobolli con lo stemma ripulito secondo tre direzioni (la supposta Tavola A) sono più frequenti rispetto a quelli reincisi secondo due direzioni (la supposta Tavola B).
Di seguito, relativamente alla reincisione dello stemma, si mostrano alcuni elementi che possono essere d’aiuto per il riconoscimento del 10 centesimi III Tipo, il quale, comunque, venne stampato esclusivamente su carta a macchina.
Nel 2006, il dott. Bruno Lollis ha presentato nel numero 35 della rivista Vaccari Magazine l’immagine di un frammento di affrancatura composta da un valore da 5 centesimi ed uno da 10 centesimi del III Tipo (annullo di Bergamo del 19 settembre) dove il francobollo da 10 centesimi, pur essendo del III Tipo, presenta la cifra «O» di «10» perfettamente integra.
Scrive di non sapere «..né dove collocare né come interpretare..» il reperto. Senza poterlo vedere dal vero, si propende per un difetto occasionale di stampa.
Si stima che complessivamente la tiratura del 10 centesimi del III Tipo, stampato su carta a macchina, sia stata di 815.000 pezzi (Provera); Karl Huber fornisce un dato simile, 800.000 pezzi.
Viene da chiedersi però (dott. Massimiliano Ferroni) «…com’è possibile che il 10 centesimi stampato su carta a macchina in uso solo per 18 mesi e solamente in poco più di 80 uffici postali abbia avuto una tiratura pari ad un terzo di quello stampato su carta a mano, che fu usato per più di sette anni e che in alcune località non andò mai ad esaurimento, venendo così ad essere usato per gli oltre cento mesi di vita della prima emissione?».
I colori con cui venne stampato questo francobollo (secondo il Catalogo Sassone 2014) sono, nell’ordine con cui li elenca:
nero
nero grigio
grigio
Il valore da 10 centesimi serviva per soddisfare la tariffa di spedizione di lettere di primo porto per la città, ovvero all’interno del medesimo «circondario di spedizione».
Cessò la sua validità il 31 dicembre 1858.